Il legno è il primo materiale con il quale l’uomo ha realizzato quegli strumenti destinati a migliorare la sua convivenza con la natura selvaggia. Era un materiale di facile reperibilità, non complicatissimo a lavorare, rigido e flessibile allo stesso tempo, leggero e galleggiante, duraturo nel tempo, resistente al sole e alla pioggia e, naturalmente, di ineccepibile e intramontabile bellezza e prestigio. Tali caratteristiche sono il motivo per il quale uno dei suoi primi utilizzi è stato proprio la fabbricazione delle armi.
L’arbalète
Fra tutte le armi inventate dall’uomo nel corso della sua esistenza, forse quella che nel tempo ha subito meno modifiche concettuali è quella del fucile subacqueo a propulsione ad elastico. Un’ arma di apparente inadeguatezza nell’uso immerso, ma quasi magica, dotata di caratteristiche balistiche di insuperabili prestazioni: lunga gittata, straordinaria precisione, grande potenza ed estrema silenziosità.
Perché in legno gli arbalete GIMAN sub
L’arbalète è un fucile apparentemente molto semplice: un fusto, un’impugnatura, compresa di scatola di scatto, gli elastici come propulsione e, naturalmente, una lunga e sottile asta tahitiana. Nel corso degli anni, tuttavia, sono stati effettuati tanti studi, tante ricerche di materiali, leghe di alluminio, schiume poliuretaniche, fibre composite e carbonio per poi ritornare nuovamente al legno come materiale di costruzione per arbalète.
Il legno ci permette innanzi tutto di creare fusti di forme infinite, scaturite da attenti studi fisici e idrodinamici e da continue sperimentazioni e collaudi in mare, fucili completamente integrali e non assemblati, per questo senza giunzioni deboli, dotati di una grande resistenza meccanica, estrema rigidità e nello stesso tempo di quella caratteristica che serve ad assorbire (come nessun altro materiale sa fare) le vibrazioni provocate dallo sparo, a tutto vantaggio di precisione e potenza rilasciata sulla tahitiana, che scorre rigorosamente su un guida integrale. Infatti, uno dei principali problemi è rappresentato dal rinculo causato dall’uscita violenta dell’asta che ha come effetto quello di spostare il fucile in una direzione opposta influendo negativamente e inevitabilmente sulla precisione del tiro. Dal momento in cui si preme il grilletto a quando l’asta abbandona completamente il fusto passa solo una frazione di secondo, che però è sufficiente per deviare la corsa rettilinea del tiro. Per ridurre al minimo questa componente bisogna lavorare sui punti di applicazione delle forze che intervengono sul fucile, vale a dire posizione dell’impugnatura rispetto al fusto, inclinazione della stessa, forma e ergonomicità della parte impugnata, posizione di attacco elastici ecc.. Tuttavia, questo può non bastare se il fucile non possiede una massa adeguata che aiuti ad assorbire il forte rinculo che in tal caso verrebbe contrastato solo dalla forza del polso.
Per far coprire a un asta tahitiana, di circa 350 gr, una distanza di 4 m o più dalla punta del fucile, a una velocità che assicuri che il pesce non abbia il tempo di scansarla, è necessario dare potenza propulsiva. Su un Dentex Double 110 ad esempio, vi sono montati due elastici da 16 mm che hanno un carico di circa 100 Kg sull’asta. Tale carico, una volta premuto il grilletto, si scaricherà sull’asta che partendo, svilupperà un rinculo che dovrà essere contrastato da polso e braccio. Ecco perché, per cercare di contenere lo spostamento del fucile, bisogna studiare e progettare bene la massa del fusto che sarà complice nell’assorbimento delle forti vibrazioni. Quanto più grande sarà la massa tanto più il fucile diventerà gestibile, non bisogna però sottovalutare l’attrito del fusto così dimensionato durante l’azione di pesca. Per questo l’arbalète in legno dovrà avere una linea altamente idrodinamica cioè con una forma che si muova in acqua in maniera fluida e agevole.
Si sente spesso dire che i fucili in legno sono pesanti in acqua: questo non è sempre vero, dipende dal progetto e dalla forma del fusto. Il legno è solo il materiale di costruzione, il resto lo fa il progetto. La forma del fusto quindi il suo volume vanno proporzionati alla potenza che si vuole applicare.
Non si può pretendere di mettere due elastici su un fusto rigido ma sottilissimo e riuscire ad avere un tiro preciso e ben gestibile.
Gli arbalete Giman hanno tutti dimensioni diverse, spessori e larghezze variano in base al modello e alla misura. Il Labrax, ad esempio, ha un fusto compatto e sottile con un volume inferiore a un fusto di sezione tonda del diametro di 28 mm caricato con un elastico circolare, perché gli elastici corrono incassati nel fusto. Il Dentex 110, invece, è più spesso e più largo di un Dentex 100.
Solo pochi millimetri che fanno sì che il prodotto sia sempre ben dimensionato alla misura e alla potenza. Piccole sfumature ma di un’importanza fondamentale che aiutano chi lo utilizza a trovare subito un feeling e una precisione di tiro.
L’assetto
Un altro elemento di importanza determinante è l’assetto. Il legno essendo galleggiante, ci permette di equilibrare il fucile in maniera tale da poter avere un assetto ottimizzato in base al corredo della propria arma (peso e lunghezza dell’asta, elastico, mulinello, ecc..), riuscendo a raggiungere equilibri pressochè neutri, di nessun intralcio nell’azione di pesca, anzi, di aiuto nei movimenti sempre contorti e difficili. L’assetto di un fucile è come una giusta distribuzione di pesi sul subacqueo, permette di muoversi in maniera corretta e fluida, senza sprecare energie, riuscendo ad essere più veloci e precisi nell’azione subacquea. Inoltre, un fusto in legno non imbarca acqua, non si schiaccia, e non c’è mai il rischio che la struttura stessa sia compromessa.
Perché artigianale
Il legno è un materiale naturale con una sua anima, che lo porta a non essere completamente inattivo.
Tende quindi a vivere, per tutta la sua esistenza. Inoltre, ha un peso specifico variabile, non solo per ogni tipo di essenza, ma anche per ogni listello tagliato dallo stesso pezzo iniziale. Importantissimo, inoltre, è la scelta dell’essenza e dei pezzi grezzi e, naturalmente, il grado di stagionatura. Per questa ragione, deve essere lavorato con estrema esperienza e ricercata attenzione: niente va lasciato al caso, nulla sottovalutato.
Ecco perché i fucili Giman sub sono rigorosamente lamellari e, ovviamente, artigianali. La lavorazione dal pezzo grezzo al prodotto finito, passa per le mie mani, ogni venatura di un listello va scelta, controllata e opportunamente accoppiata.
Ogni foro, incasso, mano di vernice, ogni collaudo in mare passa sotto il suo sguardo attento e appassionato di artigiano e, soprattutto, di pescatore in apnea.
Ivan Manca