Ulisse con il suo storico Arco, Robin Hood, Baffalo Bill, Ben Thompson, Bat Masterson che nell’uso della Colt era considerato un’artista , e per arrivare ai nostri giorni con Tom Knap con i suoi spettacolari 10 piattelli in 3 secondi, tanti altri nomi potrebbero raccontare e dimostrare che “sparare è un’arte”.
Il fucile subacqueo non è molto diverso da un’arma da fuoco o da un’arco e sparare ad un pesce non è differente da colpire un uccello in volo o un piattello.
Dietro un’arma, qualunque essa sia ci deve essere un tiratore capace di utilizzarla nel modo migliore per sfruttarne al massimo le caratteristiche e potenzialità.
Chi inizia a praticare la pesca subacquea e di conseguenza a sparare con un arbalete in molti casi non ha mai nella sua vita sparato con nessuna arma, anche una semplice fionda tanto di voga nelle vecchie generazioni e oggi sostituita dalla Playstation in quelle moderne.
I neofiti non solo non sanno darsi ragione per i colpi andati a segno e tanto meno per quelli falliti , anzi più si mettono d’impegno più vedono i pesci “padellati” più tirano a caso meglio i tiri vanno a segno.
In questo modo la confusione prende il sopravvento e si inizia a dare la colpa all’elastico, all’asta, troppo lunga,troppo corta, troppo pesante o leggera, e dopo aver cambiato, mischiato alla rifusa i vari allestimenti si passa a dare la colpe all’arma fin a comprarne una nuova magari dopo aver fatto tesoro dei consigli e pareri naturalmente discordanti dei tanti amici e “provetti tiratori da web”.
Il risultato è che un pescatore cambiando continuamente arma e allestimento perde anche quella poca pratica acquisita con il proprio fucile peggiorando e soprattutto perdendo la confidenza con la propri arma e lasciando sempre più inlesi pesci che erano ormai destinati al Barbeque fumoso e agli amici affamati.
La scelta dell’arma è una condizione importante e l’allenamento ancor di più.
Rimanere lucidi davanti all’avvicinarsi di un bel pesce, gestire l’emozione che ti offusca la mente, trovare il momento giusto per premere il grilletto non è cosa facile e non lo sarà ancor di più se non si impugna un’arma con la quale si ha feeling eccezionale e soprattutto si conosce perfettamente nelle sue potenzialità e caratteristiche.
Caratteristiche di un’arma.
La domanda più frequente alla quale mi trovo a rispondere è : a che distanza spara questo fucile?
La domanda invece che vorrei che mi fosse posta è : che caratteristiche ha quest’arbalete?
Ogni tecnica di pesca ha bisogno di un’arma che meglio si adatti a le condizioni da affrontare: profondità di esercizio, tipologia di fondale, mare mosso, tipo di pesce e possibile comportamento in quel luogo.
Un’arma della lunghezza giusta, dal brandeggio veloce, dalla potenza e gittata adeguata alla situazione potrà essere complice della nostra cattura, altrimenti se le caratteristiche non saranno quelle giuste non farà altro che complicarci il tiro.
Negli ultimi anni il fucile subacqueo e nello specifico l’arbalete ha avuto un evoluzione e un miglioramento enorme rispetto ai vecchi degli anni 90.
Gli arbalete moderni riescono a fare tiri che un tempo erano solo sogni, sia per la loro distanza che per la penetrazione sul pesce e il mercato offre diversi modelli in diversi in materiali.
Il fai da te sui fucili in legno poi ha prodotto un infinità di pseudo armaioli che elogiano caratteristiche superlative delle proprie armi che nella maggior parte dei casi di arma non hanno nemmeno le sembianze anzi appaiono più dei prodotti di falegnameria primitiva.
Qualche realizzazione più riuscita o meglio copiata da quelle sul mercato può anche sparare discretamente ma i risultati sono per lo più una casualità.
La confusione in questo panorama è molta e non essendoci un vera e propria cultura del tiro subacqueo ogni uno dice la propria, che per la maggior parte delle volte è solo un’opinione personale senza nessun fondamento sperimentale confermato.
Per rendere meglio l’idea si dovrebbe guardare le armi da caccia e da tiro che da più di 200 anni si evolvono assieme ai cacciatori e tiratori che le hanno imbracciate.
I fucili da caccia sono stati realizzati da aziende o grandi artigiani armaioli non per caso e non con teorie personali, ma secondo degli studi balistici che nel tempo sono stati sempre più migliorati seguendo l’evoluzione e l’avvento di materiali e tecnologie.
Ogni fucile è stato concepito per un tipo di caccia e un buon cacciatore non sparerebbe mai con un fucile inadeguato in una situazione che non lo consente.
Questo non perché più intelligente di un pescatore sub ma perché la storia ha dato dimostrazione che è inutile accanirsi a utilizzare armi o munizioni inadeguate.
Oltretutto a terra è più facile capire dove il tiro è andato e cosa si è sbagliato magari con l’aiuto dell’occhio del compagno di caccia che da un’altra prospettiva può vedere cosa l’amico ha sbagliato e farlo presente.
In mare quando spariamo siamo sempre soli e in acqua è difficile capire cosa succede, determinare delle distanze, accorgersi dove è andata l’asta e intuire se il pesce l’ha scartata, se consideriamo poi che siamo in apnea con la mente non perfettamente lucida magari con il tasso di ossigeno carente nel sangue che ci annebbia un po’ i sensi ,dare un giudizio esatto non è facile.
A caccia un cacciatore di beccacce utilizza un fucile con le canne corte e con stozzature larghe , questo perché la beccaccia nel bosco sotto la ferma del cane quando parte è velocissima si ha a volte 1 secondo per individuarla e sparargli e se non si imbraccia un fucile che possa essere il più istintivo possibile e dalla rosata dei pallini ampia sarà difficile riuscirla a colpire.
Se nella medesima situazione utilizzassimo un fucile con la canna lunga e con una stozzatura più ridotta avremo: 1° una rosata più chiusa e poi bisogno di più tempo per allineare il selvatico, appena quella frazione di secondo in più per perderlo di vista dietro un ramo.
Il concetto vale anche nella pesca in tutte quelle situazioni dove il tiro deve essere veloce e preciso e non si ha il tempo da perdere.
In questi casi non serve un fucile che spari a 5 mt. Ma uno che sia corto, veloce e istintivo nel puntamento e con la potenza adeguata per passare il pesce e metterlo in sicurezza dietro l’aletta.
Un errore che molti pescatori fanno è esasperare la potenza del proprio fucile.
È nell’indole umana: Esagerare !!!!
Ma l’esperienza insegna che il ” troppo storpia”!
Quando un fucile non spara come si vorrebbe o al primo pesce sbagliato, al ritorno a casa il pescatore neofita cosa fa? Monta elastici più grossi e asta da7mm ,come se il problema fosse dato dalla poca velocità dell’asta che non ha raggiunto in tempo il pesce.
Perché non domandarsi invece se si è premuto il grilletto al momento giusto? Se avevamo in linea il pesce nella direzione ipotetica o reale della sua fuga, o se era sotto controllo la virata matematica del pesce scaltro, in modo da anticiparli il movimento e lanciarli l’asta lì dove sarebbe stato quella frazione di secondo dopo.
A caccia non si spara mai mirando al selvatico che vola ma sempre più avanti nel vuoto ad una distanza ipotetica calcolata dalla risultante della velocità percepita e la distanza presunta del bersaglio.
Tutto questo in una frazione di secondo, il cervello allenato avrà metabolizzato un anticipo che modificherà in base ai tiri che si presentano.
Il bello dello sparare viene qui nella difficoltà dell’imprevisto e più ci si allena e più si conosce la propria arma meno si sbaglia e più si migliora.
Se spariamo ad un dentice che ci arriva di muso sarà molto difficile colpirlo in fronte, questo perché il Dentice in particolare è un pesce molto veloce negli scatti e quando sentirà lo scocco degli elastici virerà di lato.
Lo scatto avviene ancor prima che l’asta abbia abbandonato il fucile, l’asta pur essendo velocissima lo colpirà di lato più o meno vicino alla testa in base alla distanza del pesce e alla velocità dell’asta.
Se gli spariamo quando si sarà girato se non è un pesce lento o troppo vicino lo prenderemo sempre più dietro rispetto a dove abbiamo mirato.
Quindi il tempo sul tiro è fondamentale ma se non abbiamo fiducia nel nostro fucile e non lo conosciamo a menadito non potremmo mai fare quei tiri da sogno.
Se vi capita di guardare un tiratore di piattello in pedana vi sembrerà di vedere qualcosa di soprannaturale.
Il tiratore posizionato in pedana imbraccia il fucile, chiama il piattello con il fatidico “pool”( il microfono è collegato alla macchina che lo lancia) e in mezzo secondo ha già sparato e rotto il piattello.
In quel mezzo secondo ha avvistato il piattello, determinato la direzione, dato l’anticipo giusto e premuto il grilletto.
Un piattello viaggia a 120kmh. Un vecchio detto dice “i piattelli si rompono con i piedi e con la testa” questo significa che la postura corretta in pedana e la concentrazione porta al risultato .
In mare i pesci non sono bersagli velocissimi, quindi il concetto anticipo non và sempre applicato, ma è importante trovare il momento giusto per tirare il grilletto in base al comportamento del pinnuto e la distanza di tiro.
Allestimenti.
Ogni fucile subacqueo in base alla lunghezza avrà un determinato tipo di allestimento: diametro e lunghezza dell’asta numero e diametro degli elastici e naturalmente qualità e caratteristiche degli elementi.
Tutte queste componenti possono variare la balistica del tiro e il risultato dello stesso.
Un’asta spinta da un allestimento elastici sbagliato può produrre un tiro impreciso e poco penetrante, invece una scelta indovinata di gomme può far viaggiare l’asta nella maniera giusta e avere un tiro corretto.
Un’asta troppo leggera non può essere spinta da un elastico troppo potente perché tenderà ad oscillare nella corsa perdendo di precisione, di velocità, e penetrazione.
Il concetto può essere paragonato a una partenza da fermo con l’auto, se acceleriamo troppo faremo slittare le gomme sull’asfalto, l’auto rimarrà ferma o quasi su di un punto, sicuramente lo stridio delle gomme sull’asfalto che si consumano e fumano ci daranno una sensazione di potenza ma l’auto in realtà sta perdendo tempo sulla sua corsa.
Quindi l’equilibrio tra peso, diametro dell’asta e potenza degli elastici deve essere perfetto per avere un risultato ottimo.
Inoltre questo equilibrio va rapportato sul fucile, e ogni arma reagirà diversamente, in primis la massa del fusto sarà determinante per le variazioni.
La massa di un fucile serve in primo luogo ad assorbire le vibrazioni determinate dal rinculo, su un fucile con poca massa non potremmo mai esagerare con la potenza perché ne perderemo il controllo del tiro.
Ma non possiamo progettare sempre delle armi con una grande massa perché avremo dei fusti di generosa dimensione che ci ostacoleranno il brandeggio in mare e i movimenti di approccio al pesce facendoci perdere quel momento prezioso di allineamento sulla sagoma sfuggente.
Quindi un buon fucile, con un allestimento giusto sarà adatto per una situazione inadatto per un’atra.
Starà a noi decidere quale arma impugnare e in che situazione usarla.
Cambiare e scambiare tipologia di fucile non è poi un’abitudine vantaggiosa, soprattutto se le varie armi hanno impugnature diverse e non sono della stessa tipologia costruttiva.
Ogni impugnatura ha una impostazione e di conseguenza un linea di mira. Utilizzando sempre un fucile prenderemo l’abitudine ad allineare l’arma sul bersaglio in una certa maniera ed una volta metabolizzato l’allineamento il cervello mirerà sempre allo stesso modo. Se cambiamo e scambiamo tipologie di fucili questa condizione muterà sempre e non avremo mai un feeling con l’arma.
Anche nella caccia c’è l’imbarazzo della scelta per le armi.
La storica doppietta, il sovrapposto, il semiautomatico è poi calibro 36, 28, 20, 12.
Tutti fucili che sparano pallini di piombo che potenzialmente possono abbattere un volatile.
Ma anche qui bisogna scegliere il fucile più adatto alla caccia che si vuole fare, quindi capirne le caratteristiche e valutare se corrispondono alle proprie esigenze e capacità, accettare quindi i vantaggi e svantaggi di un’arma in proporzione al numero di occasioni dove sarà più vantaggiosa.
Ad esempio un fucile da tiro non è adatto per la caccia, eppure con le canne lunghe ed altre caratteristiche costruttive che non sto qui a descrivere, avrebbe la capacità di fare i tiri lunghissimi fuori dalla media, ma con quali svantaggi?
A caccia come nella pesca ci si muove continuamente, l’uccello può comparire all’improvviso non si sa in che direzione o distanza.
Quindi un fucile non può essere: pesante, lento nella ricerca dell’allineamento, poco intuitivo, da tiro tecnico e impostato, ma deve avere delle caratteristiche più versatili in modo da aiutare il tiratore ad essere pronto in qualsiasi situazione anche la più scomoda.
Certo magari utilizzato in una condizione specifica ci regalerà dei tiri da ricordare ma questo vale solo per alcune rare situazioni.
La doppietta ad esempio, fantastica per i tiri dal basso verso l’alto tipo la quaglia che frulla dalle stoppie del grano.
Il sovrapposto insuperabile per i tiri di stoccata per il suo indiscutibile bilanciamento.
Il semiautomatico, pratico, versatile, e con tante splendide caratteristiche ma non con una nello specifico.
Ecco cosa un tiratore in terra e in mare deve ricercare in un fucile, quelle caratteristiche che gli permettano di sentirsi a proprio agio, sicuro della sua bravura e delle capacità dell’arma, insieme combatteranno contro quel ribollire del sangue di fronte alla preda, l’eccesso di passione, il desiderio di primeggiare, l’ardore di venire in possesso dell’agognata preda.
L’incertezza e la precipitazione mandano il tiro a vuoto.
Platone diceva che la passione è vetro colorato che ci fa vedere le cose sotto una tinta che non è naturale.
Nel caso della caccia e pesca poi il vetro oltre a essere colorato è anche appannato e ci annebbia la vista e i sensi.
La debolezza umana si manifesta in mille modi e a volte basta un dentice per dimostrarlo.
Ogni uomo ha il suo carattere il suo temperamento le sue ambizioni.
Essere lucido prima di tirare il grilletto non è una cosa facile, se così fosse significherebbe che avremo dentro di noi il fuoco spento, il fuoco della passione che ci rende vivi, forti e felici a volte incoscienti nella ricerca continua di quella speranza di quel sogno, quella ricerca che andrà avanti per tutta la vita e non darà mai pace ai nostri sensi.
L’anima primitiva del cacciatore-pescatore è come quella dell’artista che non sarà mai soddisfatto e una volta terminata la sua opera ne concepirà un’altra perché quella precedente è già vecchia.